“ANDREAE CONTRARII VENETI PRAEFATIO IN LIBRUM CUI TIULUS EST REPREHENSIO SIVE OBIURGATIO IN CALUMNIATOREM DIVINI PLATONIS AD FERDINANDUM INCLITUM SICILIAE REGEM”
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Manoscritto dell’accademico pontaniano Andrea Contrario dedicato a Re Ferrante, trascritto da Giovanni Marco Cinico nel 1471 e splendidamente illustrato nella bottega di Cola Rapicano (miniatore ufficiale di corte dal 1455), dallo stesso Rapicano e da Angiolillo Arcuccio.
Il bellissimo frontespizio miniato ci mostra il ritratto del Re inscritto nella lettera “C”.
Nella cornice, nei primi due tondi a destra, sono riprodotte le due facce della medaglia scolpita dal Pisanello nel 1449 per Alfonso il Magnanimo; il ritratto del Rey qui è piuttosto simile a quello presente in un altro manoscritto (NAL 3198 ), in cui è riportata l’orazione di Pio II in favore dell’incoronazione di Ferdinando I, ma è difficile poter assumere che siano stati realizzati dalla stessa mano.
Gli altri personaggi, raffigurati sotto forma di camei più piccoli, sono gli imperatori Claudo, Galba e Antonino Pio; in basso a destra è raffigurato Annibale.
Sempre nella cornice, nelle losanghe più piccole, sono visibili alcune delle “divise araldiche” di Ferdinando: l’ermellino, la pianta del miglio, la montagna di diamanti, il libro aperto, il “Siti Perillòs” (il trono infuocato) e il nodo di Salomone.
Infine, mantenuto dai puttini nella ghirlanda in basso, fa bella mostra di sé il blasone di Ferdinando I con lo stemma d’Aragona inquartato con quello del regno di Sicilia (Stemma d’Ungheria, Gigli di Francia, Croce del Regno di Gerusalemme).
Il manoscritto apparteneva alla ricca biblioteca aragonese conservata in Castel Nuovo. Durante il tentativo di conquista del regno da parte di Carlo VIII, nel 1495, molti preziosi manoscritti furono trafugati e portati in Francia.
Questo particolare manoscritto, tuttavia, si salvò dal saccheggio per essere poi venduto a Giorgio I d’Amboise dall’ultimo sovrano aragonese, Federico III, dopo il suo “esilio” volontario in Francia.
È per questo che oggi si ritrova, insieme a molti dei suoi antichi compagni di scaffale, presso la Biblioteca di Francia (che per fortuna li ha resi tutti disponibili on-line: http://gallica.bnf.fr/) con codice MS Latin 12947.
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