La Crypta Neapolitana, o grotta di Virgilio, è una galleria scavata nel I secolo a.C. nella collina di Posillipo, per mettere in comunicazione la zona urbana di Napoli con i campi Flegrei. Fu realizzata probabilmente per scopi militari dall’architetto L. Cocceio Aucto su incarico di Marco Vipsanio Agrippa. La lunghezza è di circa 700 metri ed è larga abbastanza da consentire il passaggio di un paio di carrozze.
Nei secoli successivi fu più volte rimaneggiata ed ampliata per mantenere la sua funzione di collegamento, fino alla chiusura definitiva a fine ‘800 a causa dei gravi cedimenti strutturali. All’inizio degli anni ’30 la via di accesso fu messa in sicurezza con un terrapieno ed è ora possibile raggiungerla con delle rampe, nell’area che costituisce il Parco Virgiliano a Piedigrotta e in cui sorgono l’ipotetica tomba di Virgilio e la sepoltura di Leopardi.
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Nel 1455 Alfonso il Magnanimo fece ribassare di circa 11 metri il piano di calpestio per consentire un accesso più agevole dal lato di Mergellina: per celebrare il termine dei lavori di ampliamento della crypta, eseguiti da Bruno Risparella, il sovrano vi fece apporre una lapide – ancora oggi visibile – il cui testo recita:
“Opus domini Bruno
Risparelle D(e) Napoli
Sub anno D(omi)ni MCCCCLV
Sub Reg(no) Ihe(su) / (in nomi)ne D(omi)ni n(ost)ri
D(omi)ni Alfonsi Regis Utriusq(ue) Sicili(a)e 2C”
Ovvero:
“Opera del signor Bruno Risparella di Napoli
Dall’anno del Signore 1455
Sotto il regno di Gesù
A nome del nostro signore
il Signore Alfonso Re delle due Sicilie (2C?)”
I due stemmi ai lati di quello reale sono oramai illeggibili, mentre lo stemma sottostante, anche se non ho ancora trovato conferma, dovrebbe logicamente appartenere al Risparella…
Presso l’ingresso della grotta vi è una colombario, tradizionalmente indicato come la tomba di Virgilio (da cui il nome alternativo di “Grotta di Virgilio”). In epoca aragonese vi fu posta una lapide con un testo in latino, non proprio classico:
“Siste viator pauca legito
Hic Vergilus tumulus est
Sub Anno D(omi)ni MCCCLV
Sub reg(no) Ihe(su)/(in nomi)ne D(omi)ni n(ost)ri
D(omi)ni Alfonsi Regis Utrivsq(ue) Sicili(a)e 2C”
“Fermati viandante e leggi questo breve testo.
Qui è Virgilio. È il suo sepolcro
Nell’anno del Signore 1455
Sotto il regno di Gesù. In nome del nostro signore
Alfonso Re Signore delle due Sicilie (2C?)”
Lo stemma, anche in questo caso, dovrebbe essere quello di Bruno Risparella, che si occuò dei lavori di sistemazione dell’intera area per conto del Rey.