“Beatus vir qui non abiit in consilio impiorum et in via peccatorum non stetit…“
Si apre così, con il testo del Primo Salmo, lo “Psalterium ad usum Fratrum Minorum” (MS Lat.771 della Bibliothèque nationale de France) appartenuto a Ferdinando I d’Aragona.
Manoscritto a Napoli dall’Abate Francesco in caratteri “gotico-liturgici”, fu splendidamente illustrato intorno al 1475 nella bottega di Cola Rapicano (miniatore di corte a partire dal 1455).
Consta di 182 fogli con questa splendida miniatura iniziale, otto capilettera istoriati – di cui sette con il personaggio di Davide ed uno con Dio che accoglie Cristo in cielo – numerose iniziali colorate e filigranate. Non mancano, naturalmente, le notazioni musicali per l’accompagnamento dei testi.
Nella eccellente miniatura della prima pagina è raffigurato il giovane Davide che colpisce il gigante Golia con la fionda e, in secondo piano, lo stesso mentre taglia la testa al nemico oramai sconfitto.
Lo stile delle figure e alcuni dettagli inconfondibili (il taglio del terreno lungo le sponde del fiume, lo sperone di roccia, il modo di raffigurare i cespugli e le tipiche nuvolette) portano ad identificare in Angiolillo Arcuccio l’autore di questa miniatura.
Lo stesso tema, in effetti, si può ritrovare in un cameo realizzato senza dubbio dal medesimo autore per il foglio 1r del Salterio di Pasquasio Diaz Garlon (Vat. Lat. 3467), dove – tra l’altro – ricompare il Davide mentre suona il salterio (lo strumento musicale) che richiama senza alcun dubbio quello rappresentato nel primo capolettera: notare, oltre alle altre tante similitudini nella fisionomia e nella descrizione degli elementi del paesaggio, la resa della bordura (di ermellino?) del collo e delle maniche nel primo perfettamente coincidente con il bordo della tunica nel secondo…
Sempre nella prima pagina, nella cornice riccamente decorata con motivi floreali, puttini, animali reali o di fantasia e cinque medaglioni con profeti, si può notare in basso il medaglione con lo stemma di Re Ferrante timbrato da un elmo con lunghi lambrecchini svolazzanti e cimiero a forma di drago alato, sullo sfondo della “montagna di diamanti”: sicuramente una delle più belle raffigurazioni del blasone aragonese che ci siano giunte.
Il manoscritto apparteneva alla biblioteca aragonese di Napoli, e fu trafugato da Carlo VIII durante il suo tentativo di conquistare il regno nel 1495.
Questo e molti altri preziosi manoscritti della biblioteca reale aragonese si trovano perciò presso la Biblioteca di Francia (che per fortuna li ha resi tutti disponibili on-line! http://gallica.bnf.fr/)
Per approfondire:
- BNF – Gallica: Psalterium ad usum Fratrum Minorum, dit Psautier-hymnaire de Ferdinand I er d’Aragon
- G. Toscano, “I miniatori di corte nella seconda metà del Quattrocento”, in La Biblioteca Reale di Napoli al tempo della dinastia aragonese, 1998
- Mariarosaria Ruggiero, “Angelo Arcuccio. Pittura e miniatura a Napoli nel ‘400”, Di Mauro Editore – Napoli, 2014
- Arcuccio nel “Dizionario Biografico degli Italiani” della Treccani