Al momento dell’insediamento di Alfonso I sul trono di Napoli, la moneta più diffusa per gli scambi minuti era il “denaro”, una piccola moneta di biglione (ovvero di una lega di rame, ferro e argento) di antichissima origine. E tale rimase per tutto il periodo del suo regno, poiché Alfonso mantenne perlopiù integro l’ordinamento monetario ereditato dagli angioini.
Nel corso dei secoli sia le dimensioni che il peso, ma soprattutto il titolo in argento (inizialmente pari a 948‰) del denaro erano via via diminuiti, al punto che Ferdinando I nel 1472 fu costretto a sostituire tutti i denari circolanti con monete di rame (il cavallo “Equitas Regni”) in modo da evitarne l’ulteriore deprezzamento: a quel punto il rapporto tra denaro e cavallo era già crollato a circa 10:1.
Il denaro di Alfonso è dunque una monetina di circa 0,65gr e del diametro inferiore ai 15mm, dall’aspetto usualmente brunito proprio in virtù della bassa percentuale d’argento. Sul diritto mostra il busto frontale del re coronato (lo stile dell’immagine non mostra sostanziali differenze rispetto a quello delle monete angioine, quando ancora non aveva preso piede la “moda” tutta rinascimentale dei ritratti realistici su monete e medaglie) e nel campo a destra la sigla dello zecchiere (A, S , M o assente); al rovescio lo stemma inquartato nelle due varianti “classiche” ovvero con i pali al 1° e 4° o al 2° e 3°.
L’epigrafe sul diritto poteva essere “ALFONSV D G REX” o “DNS ME ADIV ET EGO D” mentre al rovescio si trova “DNS ME ADIV ET EGO D” o “AR SICILIAE CITR ET ULTR”. Come sempre le scritte possono essere variamente abbreviate e combinate tanto che il Corpus Nummorum Italicorum ne elenca circa 40 varianti.
La moneta in mio possesso è la variante con pali al 2° e 3° quarto, priva di indicazione dello zecchiere. L’immagine del re è sufficientemente conservata ma purtroppo i bordi sono consumati al punto che non è possibile identificare facilmente le scritte…
Si tratta di un soldino apparentemente insignificante, ma se si pensa alle tante tasche e alle mani in cui è passato, alle persone che grazie a lui hanno potuto sfamarsi o divertirsi o viaggiare, oltre 550 anni fa, anche questo piccolo pezzetto di metallo assume tutto un altro valore!
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