Antonio di Puccio Pisano, detto Pisanello (ma probabilmente nato a Verona), fu uno degli ultimi e tra i più acclamati esponenti del gotico internazionale in Italia; noto soprattutto per la sua attività di affrescatore svolta a Verona, Pavia, Mantova, Roma e Ferrara e per la realizzazione di non meno di venti medaglie dedicate ai maggiori rappresentanti delle signorie italiane dell’epoca.
Di fatto fu il primo autore a riprendere la tradizione della medaglistica romana riproponendola in epoca rinascimentale secondo schemi ben definiti: l’effige di profilo del signore rappresentata sul recto e figure o scene allegoriche, accompagnate da motti o simboli celebrativi, sul verso.
Nel 1449 fu a Napoli, presso la corte di Alfonso il Magnanimo, dove realizzò le tre medaglie con l’effige di Alfonso e una medaglia dedicata ad Ignigo d’Avalos, Gran Camerlengo del Regno. Si tratta delle ultime opere note di Pisanello, che morì presumibilmente tra il 1451 e il 1455, proprio a Napoli o durante il viaggio di ritorno verso Mantova.
Mentre le opere pittoriche attribuite a Pisanello sono alquanto scarse (molti dei suoi affreschi sono andati persi, spesso sostituiti in epoca rinascimentale da opere più confacenti ai gusti dei nuovi Signori), ci rimane di lui una vastissima produzione grafica rappresentata da disegni preparatori, bozzetti, studi o vere e proprie opere a se stanti (soprattutto di soggetto naturalistico).
Il gruppo più nutrito di disegni è contenuto nel Codice Vallardi custodito presso il Cabinet des Dessins del Louvre.
Tra questi, vi sono numerosi bozzetti e studi preparatori per le medaglie di Alfonso d’Aragona (numerose delle quali mai realizzate) e alcuni dei più bei ritratti conosciuti del sovrano, che abbiamo ritenuto utile raccogliere in questa pagina.
Decisamente particolare è il foglio che raffigura 3 armi da fuoco con gli stemmi e le figure araldiche di Alfonso, tra cui una colubrina denominata “Alphonsina”, tipiche espressioni di un periodo in cui l’ergonomia era ancora lontana da venire e la funzione degli oggetti non era mai disgiunta dalla loro estetica.